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Nell'agosto 1985 la guerra contro "el pavare"


Vallada Agordina - "El pavàre", i semi di papavero, da sempre caratterizzano i sapori di alcuni piatti della cucina valladese. 
La sua mancanza stravolgerebbe completamente il gusto delle pietanze come "le lasagne da fornel, la vigilia di Natale e i "carfogn", durante il Carnevale e le feste particolari. I semi del papavero venivano ottenuti dall'omonima pianta coltivata in zona fino a trent'anni fa con l'unico scopo di ricavare i semi per usarli in cucina. 
Una coltura secolare interrotta ai primi di agosto del 1985 da un blitz della Guardia di Finanza con un ampio dispiegamento di forze contro gli ignari abitanti di Vallada la cui unica colpa era quella di coltivare questa pianta in buonafede. Si sa che "l' ignoranza della legge non scusa", ma si ci chiede ancora oggi se fu proprio necessario agire in modo così eclatante come invece ebbe a verificarsi. 
La quiete dei giorni che precedevano quello che si prospettava essere un tranquillo Ferragosto, venne interrotta dal rumore di un elicottero, automezzi di servizio e uomini in divisa che dichiararono guerra alle piante di papavero che crescevano rigogliose negli orti casalinghi inconsapevoli di quello che sarebbe accaduto di lì a poco per mano dei finanzieri fatti venire appositamente da Trento. In quella circostanza furono oltre 7000 le piante a essere estirpate davanti agli occhi increduli degli abitanti delle frazioni di Toffol e Andrich dove si concentrò l'attenzione delle Fiamme Gialle. 
Un'operazione che appare anche oggi spettacolare e sinceramente esagerata, forse più utile inorgoglire e mettere in luce l'attività dei finanzieri, dal momento che l'azione in sé stessa era contenuta e circoscritta. Il risultato fu anche la denuncia nei confronti di nove persone, per lo più donne anziane pensionate e casalinghe.
In loro difesa si schierò subito il sindaco dell'epoca, Carla Andrich, che riunì il consiglio comunale in seduta straordinaria per discutere la situazione e decidere quali misure prendere. Nei giorni seguenti ci si affidò alla consulenza e a difesa di un noto legale bellunese che riuscì a dimostrare l'assoluta mancanza di dolo visto che gli orti erano coltivati in luoghi aperti al pubblico e in bell'evidenza. 
La vicenda venne archiviata ma non per i valladesi la maggioranza dei quali, punti nell'orgoglio, di "pavàre" nostrano non ne vollero più sapere. 
Da allora i semi di papavero vengono acquistati già confezionati. però, come scrisse qualche tempo dopo Gianfranco Andrich in alcuni suoi versi intitolati "il Battaglion Pavàre": " del nostro ci dispiace, aveva un altro sapore, perché misto ai semi era valladese sudore".

                                                                                            L.Manfroi

"L'Amico del Popolo", giornale di informazione generale della provincia di Belluno,novembre 2015 - riproduzione riservata

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