È
andata bene al gruppo di agordini impegnati lunedì 15 aprile nella
maratona di Boston. Nessuno di loro, fortunatamente, ha assistito o è
stato testimone diretto dell'accaduto. Le cronache di questi giorni
hanno mostrato i momenti convulsi che ha vissuto la città oggetto
del deprecabile attentato che ha causato tre morti e il ferimento di
oltre un centinaio di persone.
La
comitiva, otto atleti e undici accompagnatori, è tornata a casa
incolume ma con una comprensibile amarezza per quanto successo
durante la manifestazione.
Quella
di Boston è la maratona più antica tra quelle disputate
attualmente. Non a caso è arrivata alla centodiciassettesima
edizione. Un appuntamento che ha spinto alcuni maratoneti
dell'Agordino e della Val Belluna a prendervi parte. A organizzare il
tutto è stato come sempre Marco Savio, dell'Atletica Agordina,
punto di riferimento del gruppo. Sei di loro, dal 2008 ad oggi,
hanno alle spalle la partecipazione alle cinque maratone più
importanti al mondo: New York, Berlino, Londra, Chicago e, adesso,
Boston.
Tra
questi anche Gabriele Toffoli che, reduce dalla trasferta negli Stati
Uniti, ha raccontato l'esperienza. “Siamo partiti da Venezia
sabato, facendo scalo all'aeroporto di Boston in serata, distante
pochi minuti dall'albergo dove eravamo alloggiati. Domenica, dopo una
leggera sgambata per sciogliere i muscoli e una visita alla città
concentrata nei preparativi per la manifestazione, abbiamo atteso
l'arrivo del lunedì. La mattina si è prospettata piuttosto fredda e
ventosa ma ideale per questo tipo di competizione. Dall'albergo ci
siamo diretti a piedi fino al punto di ritrovo degli atleti.
Da qui, con mezzi messi a disposizione dall'organizzazione, ognuno di
noi è stato portato alla zona di partenza, a Hopkinton.” Gli
atleti (circa 27.000) hanno preso il via secondo le “ondate”
previste, come si dice in gergo. Ognuno ha fatto la sua gara. Tre del
gruppo, tra cui Toffoli, sono riusciti a stare sotto il muro delle
tre ore portando a casa un ottimo risultato. Tutti, comunque,
possono dirsi soddisfatti per avere preso parte ad una maratona come
quella di Boston, particolarmente difficile e impegnativa. Alcuni,
infatti, sono riusciti a portare a termine la gara anche se non in
perfette condizioni fisiche. “Quella di Boston si corre sulla
distanza di 42 km e 195 metri, ma il tracciato è molto duro, con
continue salite e discese. A compensare la fatica è tuttavia la
grande partecipazione di pubblico, il loro incitamento, l'entusiasmo,
la forza che ti trasmettono e l'atmosfera che si respira dalla
partenza fino al traguardo – continua Toffoli. Arrivato e
ripresomi un attimo, ho ritrovato un amico del mio gruppo con il
quale siamo tornati in taxi al nostro albergo verso le 13.20 circa.
Due ore e mezza più tardi si sono verificate le esplosioni. Io non
ho sentito assolutamente nulla. Solo qualcuno di noi ha sentito il
fragore a distanza, senza rendersi effettivamente conto di quello che
poteva essere accaduto. Altri due, invece, prossimi all'arrivo, sono
stati fermati dalla Polizia a circa sette-ottocento metri dal
traguardo e deviati per altre traiettorie. Qualcun altro come mio
padre e un bambino del nostro gruppo, prima che si verificasse lo
scoppio, avevano preso posizione sulle tribune ma sono stati
allontanati poiché la zona era riservata, quindi si sono spostati
lungo il rettilineo d'arrivo.”
Come hanno reagito le forze dell'ordine ?
“Bisogna dire la Polizia ha gestito al meglio la situazione in
modo molto efficiente anche perché in quel momento arrivava la massa
dei partecipanti.” Come hai appreso la notizia dell'attentato ?
“Mio padre, che nel frattempo era arrivato in albergo, mi ha
chiamato in camera per mostrarmi le immagini che trasmettevano alla
televisione. Non si sapeva ancora nulla di preciso. Dopo un momento
di smarrimento e incredulità, il pensiero è andato ai nostri
compagni che non avevano fatto ancora ritorno e immediatamente dopo
abbiamo cercato di metterci in contatto telefonico ma la rete dei
cellulari era stata sospesa momentaneamente per ragioni di
sicurezza. Questo ha creato un po' di apprensione aumentata dal fatto
che dall'Italia, saputa la notizia, tentavano di chiamarci. Nel tardo
pomeriggio la situazione è tornata normale. Finalmente abbiamo
potuto riprendere i contatti tra noi e questo ci ha tranquillizzati.”
Com' era la situazione in città dopo
l'attentato? “C'era una certa tensione e questo anche nei giorni
seguenti. Boston era sotto controllo da agenti della polizia piazzati
in strada e la sera dell'attentato molti locali erano chiusi o
chiudevano in anticipo. Tante manifestazioni correlate alla maratona
sono state sospese o annullate. In ogni modo la situazione è stata
gestita al meglio.” La riprova è stata l'individuazione dei
responsabili nel giro di pochi giorni.
Il gruppo, è ripartito quindi alla volta
dell'Italia facendo ritorno giovedì. “Un'esperienza che poteva
essere definita positiva in tutti in sensi se non fosse stata
offuscata da questo fatto di cronaca”.
L.Manfroi - "L'Amico del Popolo" giornale di informazione generale della provincia di Belluno, venerdì 26 aprile 2013