San
Tomaso – Quando si spacca la legna o la si brucia nella stufa,
capita raramente di soffermarsi ad osservare i particolari che si
celano ad uno sguardo superficiale. Tutti sembrano uguali. In realtà,
se ci si dà il tempo di guardarli con più attenzione, si possono
scorgere dei tratti a prima vista inesistenti. Le venature, i nodi, i
ricami insieme alle piccole o grandi imperfezioni del legno, svelano
delle sorprese che una mano esperta può mettere in risalto con la
scultura valorizzandone le peculiarità. È quanto fa da una
ventina di anni Gianni Rossi, di Chiea di San Tomaso che dal legno
ricava volti, quelli che nell'Agordino centrale sono
comunemente noti come “lot” usati nel periodo di Carnevale come
maschera per coprire il viso e che appartengono alla tradizione ben
radicata.
Oltre
venti di questi volti che ricordano spesso quelli di fantomatiche
streghe bitorzolute, nasute o esseri fantastici dai menti e dagli
zigomi pronunciati, sono stati esposti nel corso della mostra “Volti
de legn” allestita nella sala della biblioteca di Celat, a San
Tomaso, a cura della Pro loco. Lo stesso presidente Renato Rossi, si
è detto compiaciuto di aver potuto organizzare questa rassegna
rimasta aperta dal 22 febbraio al 2 marzo che ha permesso di
condividere i lavori di Gianni Rossi.
Quello
che colpisce di questa esposizione, oltre alla creatività
dell'autore, è la ricerca dei tipi di legno. È capitato che Gianni
abbia raccolto e utilizzato del legno di olivo del Garda, del
castagno di Seren del Grappa o del larice sepolto sotto cinque metri
di terra, durante lo scavo delle fondamenta di un edificio, a
Corvara, in Val Badia. Materiale che ha portato a casa e al quale ha
dato forma dopo una preventiva sgrossatura trasformandolo in un
volto. Pur trovando spiccate somiglianze, ognuno è diverso
dall'altro proprio in relazione al fatto che ogni pezzo di legno ha
le sue particolarità e le sue sfumature.
La
maschera non subisce alcun trattamento dopo averla scolpita in modo
tale che il tempo faccia il suo corso e contribuisca a creare il suo
profilo cromatico legato in ogni caso al tipo di legno che, come una
cartina di tornasole, rivela le condizioni in cui si è sviluppato e
venuto a trovare.
Gianni
Rossi, di professione muratore, è nato nel 1957 a Vipiteno da
genitori dipendenti della società mineraria di Monte Neve e a undici
anni si è trasferito con la famiglia a San Tomaso, paese di cui il
padre era originario. La passione per la scultura si è rivelata
oltre venti anni fa e gli ha permesso di dar vita a un'ottantina di
maschere di cui, quelle esposte a San Tomaso sono solo una selezione. L'intuito per l'arte Gianni l'ha trasmessa anche al figlio
Ottavio che si dedica alla pittura con un'attenzione particolare
alla sperimentazione di tecnica e materiale.
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