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Dicembre 1916 - Il crollo di una baracca militare a Palù, Cencenighe Agordino

 

Dicembre 1916 - Il crollo di una baracca militare a Palù, Cencenighe Agordino

di Luisa Manfroi (L’Amico del Popolo, dicembre 2016) - riproduzione riservata





                                    Baracche militari a Veronetta - Cencenighe Agordino


Cencenighe - Fino al novembre 1966, prima che l'alluvione di quei giorni lo portasse via, nel vecchio cimitero di Veronetta, era presente un cippo si ricordava i 26 militari deceduti in seguito al crollo di una baracca in località Palù nel dicembre 1916, proprio un secolo fa. 
Non si trattava di morti in battaglia, per malattia o di feriti in guerra, ma di soldati che alloggiavano in una delle tante costruzioni prefabbricate sparse per Cencenighe, da Veronetta a Palù, durante gli anni della Grande Guerra. 
Come ricorda la pubblicazione dell' “Agenzia italiana pneumatici Michelin - Guida dei campi di battaglia fronte italiano Pieve di Cadore – Carnia”, del 1919 (gentilmente messo a disposizione da Giovanni Andrich di Mas di Vallada), il paese era un punto fondamentale per i rifornimenti e sede di un ospedale militare. Durante la guerra italo-austriaca, Cencenighe, trovandosi allo sbocco della Valle del Biois in quella del Cordevole, fu scelto dagli italiani come punto di contatto con i servizi di prima e seconda linea. Nella guida si trova scritto che a Cencenighe giungevano “mezzi automobilistici che a valle davano un buon rendimento” e venivano sostituiti con carri, slitte, muli e portatori, che a monte, facevano migliore servizio. “Ma se per i viveri si usarono tali mezzi, per le munizioni se dovettero adoperare gli autocarri che giungevano fino all'ultimo tratto di strada carrozzabile.” La precarietà delle comunicazioni nell'Agordino, specie durante la stagione invernale, e la necessità di dare elasticità al servizio e l'autonomia alle truppe, impose agli italiani lo scaglionamento dei depositi di munizioni e rifornimenti fino alla primissima linea. 
 A Cencenighe funzionavano laboratori di riparazione di carri, slitte, di costruzione e riparazione di sci e racchette, sellerie, depositi di carne congelata, fieno per gli animali. La guida concludeva che: “il paese non vive e non vedrà più tanto movimento di autocarri, di carri e di quadrupedi come durante questo periodo di guerra”. 
Le numerose costruzioni disseminate sulla piana, fungevano da magazzini e depositi di viveri, di vestiario, di munizioni e vedevano, di conseguenza, l'impiego di un buon numero di personale militare, con soldati di varie specialità impegnati in molte mansioni. La guerra porta la fame, non è una novità, e questo spingeva bambini e ragazzi del paese ad avvicinarsi ai militari curiosando nelle loro attività quotidiane. In base ai ricordi tramandati, si dice che non fosse raro che i militari addetti ai vettovagliamenti, distribuissero gallette, barattoli di conserva non ancora finiti e il “famoso” Torriggiani, un condimento concentrato per preparare il brodo. 
Ma torniamo ai fatti. Le cronache meteorologiche dell'autunno 1916 evidenziano episodi di maltempo con neve copiosa. Il 13 dicembre, si era registrata la caduta di una valanga in Val Travenanzes (Tofane) e dalla zona Vallon Tofana, seppellendo, quest'ultima, un centinaio di militari molti dei quali ritrovati solo in primavera. Aveva nevicato di notte e verso le sei e mezza di mattina del 15 dicembre 1916, si verificò lo “sfasciamento” di una baracca in località Palù, come ebbe modo di annotare il parroco don Domenico Chenet: “ la baracca era occupata da un reparto di soldati di passaggio, reggimento 216° fanteria, distribuito nei due ripiani sovrastanti il pianterreno.”
 Le cause non furono ben chiare. Probabilmente il peso della neve caduta cui si aggiunse quello degli uomini presenti nei ripiani superiori o forse il cedimento del terreno bagnato dalla pioggia caduta nei giorni antecedenti, un difetto di costruzione o altre cause non meglio chiarite, determinarono il cedimento del prefabbricato. 
Sotto le macerie rimasero oltre un centinaio di militari dei quali 26 deceduti e 115 rimasti feriti più o meno gravemente. Da dove provenivano le giovani vittime ? 
La maggioranza di loro era di origine campana: Napoli, Caserta, Avellino Salerno, qualche abruzzese di Teramo, un umbro, di Orvieto e un pugliese. Nella relazione del capitano medico al sindaco, si legge una breve cronaca dei funerali che ebbero luogo nella chiesa parrocchiale di Cencenighe il 18 dicembre: “vi assistettero tutte le autorità militari del presidio. 
Celebrò la messa il cappellano militare don Martelli, il quale disse brevi parole sul luttuoso avvenimento. Prima dell'assoluzione delle salme, il parroco rivolse all’uditorio parole di circostanza. Le vittime, furono trasportate su slitte e accompagnate al cimitero con l'assistenza del cappellano don Martelli e del parroco”. 
Nell'archivio parrocchiale è di interesse un elenco con i nomi, la provenienza e la causa di morte dei soldati deceduti per ferite o malattie nell'ospedale militare di via Libertà (attuale via Roma) e sepolti nel cimitero di Veronetta. (Ringrazio Cesare e Orazio Andrich per alcune indicazioni fornitemi).

Luisa Manfroi

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