Un prototipo di costruzione degli studenti universitari dell' Università IUAV a Ortolassa, Vallada Agordina
Articolo di Luisa Manfroi tratto da "L'Amico del Popolo", settimanale di informazione generale della Provincia di Belluno - 19 ottobre 2018 - riproduzione riservata
Un prototipo di costruzione degli studenti universitari dell' Università IUAV a Ortolassa, Vallada Agordina
Vallada
Agordina – Passando lungo la strada per la Forcella di San Tomaso,
nell'area della ex-discarica di Ortolassa, da qualche settimana
l'attenzione viene attirata dalla presenza di una “strana”
costruzione a cupola che nella forma ricorda quella di un igloo.
Nulla a che vedere col ghiaccio perché la struttura è stata
realizzata con la tecnica
del “superadobe”
che
consiste nel fabbricare gli edifici con sacchi
di polipropilene o juta, riempiti di terra e impilati gli uni sugli
altri con
diametri via via sempre più piccoli fino alla sommità. Dal 15 al
22 di settembre circa, un gruppo di studenti dell'Università Iuav
di Venezia, sono stati impegnati per una settimana in un workshop,
un laboratorio, chiamato “1+1=11 Over Emergency
Solution” con responsabile
scientifico il professor Giovanni
Mucelli e come tutors gli architetti Andrea Maggiolo dell'EAHR
(Emergency Architecture and Human Rights) e Beatrice Scarparo.
Come suggerisce il titolo, l'idea è stata quella di ideare e dar forma a una soluzione di edificio che possa rivelarsi utile in situazioni precarie in territori in cui si verifica un' emergenza umanitaria o ambientale.
A precisarlo meglio è Andrea Maggiolo che ha seguito e guidato i partecipanti durante le fasi del lavoro: «la tecnica usata è denominata “superadobe senza plastica”, che sostituisce le buste di polipropilene con sacchi di juta. Il laboratorio è servito per verificare in pratica questa soluzione per le emergenze e ha confermato quanto sia importante la collaborazione per realizzare un progetto di questo tipo.»
Come suggerisce il titolo, l'idea è stata quella di ideare e dar forma a una soluzione di edificio che possa rivelarsi utile in situazioni precarie in territori in cui si verifica un' emergenza umanitaria o ambientale.
A precisarlo meglio è Andrea Maggiolo che ha seguito e guidato i partecipanti durante le fasi del lavoro: «la tecnica usata è denominata “superadobe senza plastica”, che sostituisce le buste di polipropilene con sacchi di juta. Il laboratorio è servito per verificare in pratica questa soluzione per le emergenze e ha confermato quanto sia importante la collaborazione per realizzare un progetto di questo tipo.»
Il
laboratorio,
nato dalla collaborazione tra l'organizzazione internazionale
“Emergency Architecture and Human Rights” di Copenhagen e
l'Università Iuav di Venezia, è stata una occasione didattica,
basata sullo sviluppo innovativo, sia teorico che pratico, di
tecniche costruttive in terra cruda. L'obiettivo è quello di
pensare a soluzioni complesse, come quelle tecnologiche, in possibili
scenari, non comuni, come le emergenze umanitarie o ambientali,
mediante la realizzazione, in auto-costruzione, di due padiglioni
sperimentali (2 m di diametro per 3 m di altezza circa) usando due
diverse tecniche costruttive ricollegabili alla tecnica del
superadobe e di provvedere al monitoraggio successivo per testarne
l'affidabilità.
Nelle intenzioni, il prototipo rimarrà a Vallada per tutto l'inverno e fino a metà aprile e durante questo periodo potrà essere visitato e servirà da studio per gli studenti universitari, per monitorare e valutare il grado di degrado, la resistenza, la durata e le reazioni delle due diverse composizioni utilizzate durante la costruzione oltre che per altre ricerche.
«Vogliamo ringraziare l'Università Iuav di Venezia, il Comune di Vallada Agordina,
il professor Giovanni Mucelli e quanti hanno aderito a questa esperienza» ha concluso l'architetto.
L.Manfroi
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