Cencenighe
– Sono trascorsi esattamente settant'anni dalla sua morte eppure
c'è qualcuno che non ha ancora dimenticato don Domenico Chenet,
Come mai
il suo ricordo è ancora presente ? Molto probabilmente ciò è
dovuto al fatto di essere stato per ben trentacinque anni parroco di
Cencenighe, dal 1905 fino al marzo 1940, ma non soltanto per questo.
Durante il lungo incarico don Domenico visse insieme ai suoi
parrocchiani il difficile momento storico della prima guerra
mondiale, il periodo che ne seguì e le tensioni che portarono allo
scoppio del secondo conflitto. A lui spettò il compito di
registrare il decesso di ventisei soldati italiani deceduti nel
dicembre 1916 in conseguenza al crollo di una baracca militare nella
zona di Palù a causa della troppa neve caduta. Quando fu necessario
portare conforto a chi aveva subito perdite a causa del conflitto
come pure quando si trattò di condannare la sottrazione delle
campane da parte degli austro-tedeschi durante l'occupazione del
1917-18. E proprio durante“l'an de la fam” don Domenico si
premurò che fosse preparato un piatto di minestra per i ragazzi che
consumavano sui gradini della canonica. Fu vicino alla sua gente in
modo “partecipe e discreto”, come ricordava Riccardo Chenet, uno
dei ragazzi di allora, quando le famiglie si trovavano a fare i conti
con le difficoltà economiche dovute alla mancanza di lavoro che
impedivano loro di soddisfare le necessità più elementari.
Ma don
Domenico, pochi anni dopo la sua nomina a parroco, fu anche promotore
del Circolo Giovanile Cattolico, associazione che rappresentò un
fulcro per i giovani del paese a cui impartiva lezioni di italiano,
matematica, francese e latino. A lui nel 1922, si deve la nascita
dell'Asilo infantile condotto per molti anni dalla maestra Ilda
Trevisan in quello che è conosciuto ora come “l'asilo vecio”, a
Coi. Ma fu anche fondatore del bollettino parrocchiale “La Campana”
nel quale riportava aneddoti e curiosità storiche molte della quali
scritte dal contemporaneo don Filippo Carli, arciprete di Canale
d'Agordo. Negli anni venti-Trenta, don Domenico fu affiancato da due
altri punti di riferimento per la popolazione, il medico Giuseppe
Kofler e il farmacista Valerio Pellegrini, professionisti competenti
e preparati nel loro campo.
Nato a
Orzes, frazione di Belluno, nel gennaio 1876 ma originario di
Cencenighe, don Domenico fu cooperatore a Sedico, Cadola ed economo
spirituale a Bolzano. Nominato parroco nell'ottobre 1904 prese
possesso della parrocchia nel gennaio dell'anno seguente fino al
marzo 1940, quando rinunciò al suo incarico per malattia. Si ritirò
nella Casa di riposo di Cavarzano fino alla sua morte avvenuta il 24
maggio 1943 nei giorni in cui in Tunisia si registrava la sconfitta
dell'Asse Italo-tedesco in Nordafrica e la cattura di numerosi
soldati tedeschi e italiani. Don Domenico venne sepolto a Cencenighe
nel vecchio cimitero di Veronetta.
L.Manfroi - "L'Amico del Popolo" giornale di informazione generale della provincia di Belluno - 18 maggio 2013
Carissima Sig. Luisa Manfroi
RispondiEliminaLeggo con molto piacere il suo articolo su Don Domenico Chenet, nonchè mio prozio in quanto fratello della mia bisnonna da parte materna.
Mi fa molto piacere vedere che nonostante il tempo sia trascorso ci siano ancora dei bei ricordi sulla figura di questa persona che molto si è prodigato per il prossimo in anni molto difficili. Molte volte ho sentito in casa da parte di mia madre e dei miei zii raccontare di questa persona, come pure della sign. Ilda che tutti chiamavano comunemente la "Santola Ilda". Peccato che tutto questo sia per me solo un ricordo di cose tramandate e a volte distorte dal passaggio del tempo che ormai separa me da quegli anni di primi '900. Desideroso di sapere qualcosa di più su questa persona, sulle sue origini in quanto miei antenati, ma pure desideroso di sapere se esiste qualche discendenza di parenti che neppure si conoscono in quanto la mia bisnonna, Chenet Maria, da quel di Belluno si trasferì a Venezia per sposare poi un Venezia.
Ringraziandola sin'd'ora del suo bel articolo e con la speranza che mi possa essere di aiuto in questa ricerca, in attesa di sue notizie le porgo i miei più distinti saluti.