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Ricordi del maestro Giuseppe Luchetta raccolti in un libro (luglio 2014)


Vallada Agordina – È di recente pubblicazione il libro “Da Vallada alle battaglie dell'Africa Settentrionale alla regione del Punjab in India” che raccoglie le memorie di Giuseppe Luchetta di Vallada Agordina, "el maestro Bepi" (1914-2010), curate dal figlio Claudio A. Luchetta e incentrate sui sette anni trascorsi come soldato e prigioniero di guerra in una regione nord-occidentale dell'India. "L'idea di scrivere i racconti di nostro padre ancora nata qualche anno fa quando lui vigoroso nella vita in Val Biois, nelle lezioni di storia in classe o nelle serate tranquille in casa, a volte parlava di guerra e di prigionia vissute in tanti anni di lontananza continuativa dal suo paese", ha scritto l'autore nell'introduzione. Nelle prime pagine viene ripercorsa la vita della famiglia Luchetta impegnata nei lavori di falegnameria e segheria presso quello che veniva chiamato " el Fabrìch" di Celat che lavorò a pieno regime per l'esercito durante la Grande Guerra. Titolari della ditta erano il padre Antonio, il cognato Fioretto Andrich e, per un certo tempo, altri due fratelli. Terminati gli studi ginnasiali, in seguito al ricevimento della “cartolina”, Giuseppe Luchetta arrivò in Libia per partecipare al Corso Ufficiali per le colonie della settentrionale nel gennaio 1939. Fatto curioso era che a Bengasi tutti i serramenti per il Palazzo del Governatore erano stati costruiti al "Fabrìch" con il legno di abete della Valle del Biois. Tornato a casa fu costretto a ripartire per il Nord Africa nel 116a reggimento fanteria Treviso. Inviato in Cirenaica, dopo il precipitare degli eventi, fu trattenuto in servizio occupandosi dell' addestramento reclute della mensa ufficiali con il grado di sottotenente. In seguito ad una battaglia per il controllo del Canale di Suez, la Compagnia di Luchetta capitolò e nel gennaio 1941 Luchetta fu fatto prigioniero con altri commilitoni. Portati ad Alessandria d'Egitto dopo una faticosa marcia a piedi, furono imbarcati con destinazione Bombay, in India e quindi destinati a un campo di prigionia. Luchetta ricorda l'ottimo trattamento nonostante la reclusione e il clima caldo umido asfissiante. Anche il cibo non mancava. La vita trascorreva tra i falliti tentativi di fuga da parte di qualcuno, i lavori agricoli e quelli di manovalanza. Gli anni che seguirono furono forse alleggeriti dalla possibilità di allontanarsi per brevi periodi allo scopo di cimentarsi con altri compagni in ascensioni lungo qualche cima della catena himalayana come nel gruppo del Dhaula Dhar. Escursioni viste con favore dagli inglesi che potevano ricavare materiale cartografico. Tra le le montagne raggiunte anche la vetta alta 6200 metri chiamata da loro Cima Italia. L'ultima escursione nell'ottobre 1945, a guerra finita, con una spedizione diretta alle sorgenti dell'Indo. Infine l'arrivo a Vallada verso la “Madona de agosto” del 1946 dopo sette anni di assenza. Luchetta non dimenticò di distribuire manciate di spezie che aveva portato con sé da quel lontano paese perché, come si era soliti dire durante la guerra, “le becarie e i salam" non erano più gli stessi senza le spezie.

                                                                                                             Luisa Manfroi

"L'Amico del Popolo", luglio 2014, giornale di informazione generale della provincia di Belluno - Riproduzione riservata

 

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